Racconti in quarantena
“Racconti in quarantena” nasce da un’idea della prof.ssa Manuela Di Naro che durante la pandemia da Covid-19 propone ai propri studenti di terzo anno del Liceo Classico, costretti ad una reclusione forzata, di scrivere dei racconti seguendo l’esempio dei dieci novellatori immaginati da Giovanni Boccaccio nel Decameron durante la peste del 1348.
L’invito è stato accolto da trenta studenti che hanno scritto 30 racconti di vari argomenti: d’amore, di avventura, comici o dal finale tragico; molti di loro hanno raccontato la dolorosa vicenda della pandemia come testimonianza.
Oggi come nel 1348 per evitare il contagio è stato necessario l’isolamento, ancora più difficile se sperimentato da giovani adolescenti che hanno vissuto come in un tempo sospeso.
Questa esperienza ha dato loro la consapevolezza di come la scrittura sia uno strumento straordinario per elaborare emozioni, un rifugio dalle paure e allo stesso tempo evasione, percorso di formazione e di crescita.
Attraverso la scrittura hanno cercato di dare un senso a questa esperienza incredibile nella sua tragicità, esperienza che li ha fatti riscoprire fragili ed indifesi, tutti uguali difronte lo strapotere della Natura.
I trenta moderni novellatori hanno esercitato l’arte più antica e nobile del mondo, la scrittura letteraria, come difesa contro la minaccia pandemica, la parola che resiste alla morte e alla solitudine.
La scrittura è pensiero e fantasia, paradossalmente la quarantena ci ha regalato più tempo per pensare e per viaggiare con la fantasia. Il silenzio irreale delle nostre città ci ha fatto sentire una sola umanità, che l’uomo è una creatura del mondo e non il padrone del mondo, allora tutto ha cominciato ad avere un senso anche questa terribile pandemia.
L’invito è stato accolto da trenta studenti che hanno scritto 30 racconti di vari argomenti: d’amore, di avventura, comici o dal finale tragico; molti di loro hanno raccontato la dolorosa vicenda della pandemia come testimonianza.
Oggi come nel 1348 per evitare il contagio è stato necessario l’isolamento, ancora più difficile se sperimentato da giovani adolescenti che hanno vissuto come in un tempo sospeso.
Questa esperienza ha dato loro la consapevolezza di come la scrittura sia uno strumento straordinario per elaborare emozioni, un rifugio dalle paure e allo stesso tempo evasione, percorso di formazione e di crescita.
Attraverso la scrittura hanno cercato di dare un senso a questa esperienza incredibile nella sua tragicità, esperienza che li ha fatti riscoprire fragili ed indifesi, tutti uguali difronte lo strapotere della Natura.
I trenta moderni novellatori hanno esercitato l’arte più antica e nobile del mondo, la scrittura letteraria, come difesa contro la minaccia pandemica, la parola che resiste alla morte e alla solitudine.
La scrittura è pensiero e fantasia, paradossalmente la quarantena ci ha regalato più tempo per pensare e per viaggiare con la fantasia. Il silenzio irreale delle nostre città ci ha fatto sentire una sola umanità, che l’uomo è una creatura del mondo e non il padrone del mondo, allora tutto ha cominciato ad avere un senso anche questa terribile pandemia.
Professoressa Manuela Di Naro